Effetto notte

CINEFORUM AL RUSSELL NEWTON

Lunedi 27 MAGGIO 2024

IL SOL DELL'AVVENIRE

di Nanni Moretti ,ITALIA 2023


Lunedi 19 FEBBRAIO 2024


Lunedi 19 FEBBRAIO 2024


IO  CAPITANO

di Matteo Garrone ,ITALIA 2023




Lunedi 11 DICEMBRE 2023


Lunedi 11 DICEMBRE 2023

NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS

di Henry Selick ,US 1993

La notte che Jack Skeletron, Signore di Halloweentown, decise di prendere il posto di Santa Claus a Christmastown, i bimbi ricevettero i più spaventosi tra i doni. Il Natale sognato dal genio di Tim Burton. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes

Dolcetto, scherzetto e una nota di amarezza. Il maestro degli incubi ha un sogno nel cassetto: qualcosa di nuovo. Jack Skeletron, re del decadente mondo di Halloween, è stanco di urla e paura. Così, mentre i mostri riemergono dalle bare per terrorizzare il mondo, Jack sprofonda in un'amletica crisi esistenziale. Assuefatto dal terrore e insoddisfatto di una realtà sempre uguale a se stessa, si perde in una foresta cercando ispirazione. La trova in una porta magica che lo catapulta nel mondo del Natale. Calore, colore, gioia. Finalmente lo stupore che cercava. E poi una missione: sostituirsi a Babbo Natale e gestire i preparativi della festa più attesa da tutti i bambini.

Tim Burton's The Nightmare Before Christmas si muove leggiadro come lo scheletrico Jack, sulle note della fantasia più pura ed ispirata, mosso con cura e dedizione dal regista burattinaio Henry Selick. Ma nel film girato in stop motion, il ripieno è tutto della zucca di Tim Burton, tanto da insinuarsi persino nel titolo. Stile riconoscibile per l'impronta gotica dei toni e soprattutto per lo scontro tra realtà opposte, in cui il difforme svetta sul banale per coraggio e ingegno. Sull'esempio del malinconico Edward mani di forbice e dell'esperienza del suo creatore, anche Jack punta goffamente all'integrazione, dimenticando che il bene da preservare è invece la differenza.

Burton ripropone lo scontro Io/Mondo sulle esili spalle di un personaggio che ha il coraggio di scuotersi dal torpore delle rassicurazioni e delle aspettative che gli altri ripongono in lui, esaltando la stranezza come parte fondamentale del vivere. Un film che gioca delicatamente con piani opposti della percezione, con il tentativo testardo di dare forma e concretezza (gli abiti, i regali, la slitta) a qualcosa di astratto e impalpabile (la felicità, la gioia di vivere).

Una rara sensibilità delinea una morale necessaria per un racconto natalizio (siamo in casa Disney), senza mai cadere nel banale ed eccedere nel moralismo. La condanna di una mentalità materialista impone un recupero di una dimensione valoriale pura, capace di viaggiare anche solo attraverso i sogni e le aspirazioni più audaci. Tra teste mozzate, vermi e cicatrici, l'opera di Burton celebra più di ogni altra cosa la vena pulsante del cambiamento, cantando a squarcia gola.                                               (recensione di Giuseppe Grossi )

Martedi 17 OTTOBRE 2023


Martedi 17 OTTOBRE 2023

THE ARTIST

di Michel Hazanavicious ,FRANCIA 2011

Jean Dujardin e Berenice Bejo sono i protagonisti di una storia ambientata durante il passaggio tra il cinema muto e quello sonoro. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011. Il film ha ottenuto 10 candidature e vinto 5 Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, 6 candidature e vinto 3 Golden Globes, 12 candidature e vinto 7 BAFTA, 4 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, 10 candidature e vinto 6 Cesar, ha vinto 2 NYFCCA, 11 candidature e vinto 4 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office The Artist ha incassato 2,9 milioni di euro

  PROGETTO EFFETTO NOTTE 2023/24

settembre 2023/ maggio 2024


          INIZIO PROGRAMMAZIONE
        🎬martedi 26 settembre 2023

Giovedi 8 GIUGNO 2023

MIRACOLO A MILANO

di Vittorio De Sica ,ITALIA 1951

L’idea di Miracolo a Milano nasce dunque da UN azzardo: raccontare l’Italia della ricostruzione in tutta la sua durezza, attraverso un filtro allegro e spensierato. De Sica, anche per la volontà di rendere omaggio a Cesare Zavattini, il grande sceneggiatore con cui sta riscrivendo la Storia del cinema italiano, decide di esaudire un suo desiderio nascosto, quello di portare sul grande schermo un suo piccolo romanzo per ragazzi Totò il buono, uscito nel 1942 a puntate sul quotidiano Il Tempo

Miracolo a Milano (il primo titolo I poveri disturbano viene cambiato dopo le insistenze dei produttori) è così il tentativo di rivoluzionare una poetica, rimanendo sempre coerenti a se stessi. 

L’obiettivo di De Sica e Zavattini è raccontare una favola visivamente esagerata (per i tempi dell’epoca, ovviamente) con un nucleo morale però lucido e rigoroso.

Il risultato finale è un capolavoro, premiato a Cannes con la Palma d’oro.

https://www.sentieriselvaggi.it/miracolo-a-milano-di-vittorio-de-sica/

Mercoledi 26 APRILE 2023

ANTEBELLUM
di G.Bush eC.Renz ,USA 2020

È con un arditissimo pianosequenza che si apre Antebellum, attraverso il quale, in poco più di tre minuti, gli esordienti Gerard Bush e Cristopher Renz mettono subito ben in chiaro come stanno le cose: IL PASSATO NON MUORE MAI. Nel profondo Sud degli States in piena Guerra Civile,  il colore della pelle basta a decretare chi domina e chi subisce, chi vive e chi muore e peruna buona mezz'ora veniamo catapultanti in un brutale universo razzista fatto di campi di cotone, nere mani insanguinate e tanta, tanta, ma proprio tanta diseguaglianza. È in questo mondo di disperazione che la povera Eden (Janelle Monàe) è costretta a muoversi e spaccarsi la schiena sulla nuda terra con la sola speranza che le cose possano un domani cambiare in meglio. Ma ecco che, improvvisamente, qualcosa accade. Un cellulare suona, riportandoci alla realtà, o almeno a quella che tale sembra. È stato tutto un sogno? Parrebbe di sì, anche perché la nostra, che ora si fa chiamare Veronica,  si rivela essere nientemeno che una scrittrice di successo, attiva, manco a dirlo, nell’affermazione dei diritti degli afroamericani in piena era Trump. Ma forse non tutto è come sembra, perché una serie di inquietanti e perturbanti indizi fanno intuire che le dure esistenze, quella dentro e fuori dal sogno, potrebbero essere compenetrate ben più di quanto non ci si immagini. 
( dalla recensione di Matteo Vergani per NOTTURNO)


Mercoledi 25 GENNAIO 2023

ELVIS

di Baz   Luhrmann,USA 2022

Elvis, film incredibilmente bello ,senza compromessi, uno straordinario  biopic sul ragazzo di Memphis che vive di imperfezioni e di esagerazioni. 

Baz Luhrmann dipinge un ritratto affascinante e contradditorio di un'icona della musica mondiale, dando anche spazio ad un'analisi dell'industria musicale dell'epoca. Sia la scrittura che la regia vivono di sperimentalismo, di caos emotivo, trasmettendo agli spettatori un eccesso difficilmente spiegabile a parole. Il tutto diventa concreto grazie all'incredibile interpretazione di Austin Butler, a suo agio nei panni della rockstar americana e della spietata performance di Tom Hanks nel ruolo di Tom Parker, il deus ex-machina dietro la brillante carriera di Elvis Presley. 

10 minuti di standing ovation ha accolto la prima proiezione a Cannes...
Da vedere, e soprattutto, da far vedere ai giovani, per mostrare senza veli cosa si nasconda dietro lo star system. 

Lunedi 28 NOVEMBRE 2022

BELFAST

di Kenneth Branagh,GB 2021

martedi 8 NOVEMBRE 2022

EDWARD MANI DI FORBICE
di TIM BURTON  Usa 1990

Nuovo appuntamento con EFFETTO NOTTE, il cineforum dell’ISISTL RUSSELL NEWTON, che , abbandonando momentaneamente l’excursus nella recente  cinematografia italiana, ci presenta un classico atipico, che continua ad essere attualissimo nella sua importante tematica, EDWARD MANI DI FORBICE, diretto da Tim Burton.  Rendendo omaggio al regista, appena incontrato a LUCCA COMICS, l’associazione culturale IL BANCO DEGLI SCAMPOLI, che cura il progetto, ha scelto, tra la sua produzione, questo bellissimo film che , sotto forma di fiaba, mette a nudo la mentalità retrograda ed omologante della società contemporanea.

Con uno straordinario e giovane Johnny Depp, ancor prima di diventare l’attore simbolo del regista, affiancato da bravissimi comprimari, prima fra tutti Dianne Wiest, il film ci fa riflettere attraverso il sottile e crudele  sviluppo della vicenda , ci commuove di fronte all’ingenua diversità  del protagonista e ci affascina con una ambientazione  senza tempo nella quale possiamo ben individuare il nostro vicinato.

Film da non perdere, MARTEDI 8 NOVEMBRE  ore 20,00, solo per studenti, genitori, docenti e personale del RUSSELL NEWTON . E, a diversi giorni dall’evento, i posti sono già tutti esauriti.

martedi 11 OTTOBRE 2022

I PREDATORI
di PIETRO CASTELLITTO  Italia 2020


Una nuvola di fumo. Fumo negli occhi e nella macchina da presa, con la sua allucinazione mefistofelica iniziale, che vede  Vinicio Marchionni, corpo attoriale legato alla periferia romana “simulata” (Romanzo criminale, Il contagio), camminare sul lungomare di Ostia per andare a truffare una vecchia pensionata dicendole di essere un amico del figlio. Quest’ultimo è un patito di Mussolini che ha un’armeria e trascorre le sue giornate con moglie, figlio, croci celtiche e parenti pregiudicati. Si imbatte in un rampollo matto della Roma bene – padre medico, madre regista! – che chiede di commissionargli una bomba. Vuole far esplodere la tomba di Nietzsche.
Affresco corale, incastri, tanti personaggi. Dobbiamo ammettere che all’esordio di Pietro Castellitto, figlio d’arte ventottenne ,non manca l’ambizione di misurarsi con un racconto impegnativa,rievocando ghigni frontali e carrellate sorrentiniane, supportato in questo dalla perizia tecnica di Carlo Rinaldi, cinematographer formatosi nell’horror. E infatti il film è un festival degli orrori dove non si salva nessuno o quasi. Il regista racconta con rabbia acida (e presumibilmente autobiografica) il mondo dei ricchi , in un  territorio cinico e anti-epico da brutti, sporchi e cattivi. . Nella sua rabbia nervosa contro l’istituzione familiare il giovane Castellitto ambiva forse a portare a casa una sorta di Magnolia generazionale, ma ne I predatori le singole storie sopravvivono a piccolissime dosi: un’inquadratura a Ostia, un’espressione del volto di un’attrice, uno sketch su popolo e filosofi individualisti. Ne viene fuori un film dove alla fine emergono solo “differenze”: Non c’è un unico sguardo. Né forse una sola idea. Iperrealismo/naturalismo/fumettismo. Tutto procede per piccole unità, in una modalità dicotomica, categorizzata. Allora forse serviva un cinema più “sporco”, più contaminato e libero. Meno costruito, meno confezionato, meno… borghese.

recensione a cura di SENTIERI SELVAGGI

MAGGIO- LUGLIO 2022

mercoledi 6  LUGLIO 2022
FREAKS OUT
di GABRIELE MAINETTI  Italia 2021

Marco Catenacci

Il campo di battaglia è lo stesso, a cambiare sono gli obiettivi: se le ambizioni de Lo chiamavano Jeeg Robot erano quelle di seminare per provare ad indicare, con una passione e una convinzione rare, un'altra possibile via per il cinema pop-autoriale italiano, con Freaks Out Gabriele Mainetti raccoglie e, a distanza di sei anni, rilancia coraggiosamente la sfida con la medesima, contagiosa, sfacciataggine. Quello dell'autore romano è infatti un cinema puntuale, pienamente (e finalmente) consapevole del tempo, un cinema che guarda in alt(r)o, che si rifiuta categoricamente di restare indietro o di finire imprigionato all'interno di anacronistici confini territoriali, senza tuttavia abbandonare le specificità storiche, culturali e linguistiche del (cinema del) proprio Paese; un cinema, insomma, che è allo stesso tempo orgogliosamente universale e provinciale, e che trova, in questa brillante sintesi, una forza espressiva unica. Mainetti allora non guarda al cinema hollywoodiano con la sterile ingenuità del Salvatores de Il ragazzo invisibile, e neppure cerca quel cinema giovane e al passo con i tempi del Matteo Rovere di Veloce come il vento o la seriosa autorialità de Il primo re ; se oltreoceano bisogna guardare, è bene farlo mantenendo intatta la fiera consapevolezza della propria storia e del proprio passato, l'amore per il proprio cinema, per il proprio dialetto, per la propria città.

In un film come Freaks Out, produttivamente molto più impegnativo de Lo chiamavano Jeeg Robot, a colpire in prima battuta è proprio la piena coscienza estetica del tempo. Se del neorealismo di Roma città aperta viene semplicemente evocato il contesto narrativo, quasi a voler rivendicare fin da subito quell'orgogliosa territorialità di cui sopra, allo stesso tempo il linguaggio dei supereroi e gli altri (molti) modelli chiamati in causa non sono mai relegati a materia estranea o a semplice tentativo di imitazione, ma anzi, vengono padroneggiati da Mainetti con assoluta maestria e senso del presente. Nei protagonisti scalcagnati del Circo Mezzapiotta insomma, l'instabilità comica delle tante armate Brancaleone della commedia all'italiana, la malinconia dei freak di Tim Burton e la plasticità fumettistica degli X-Men trovano un mirabile ed insperato punto d'incontro, così come nel nazista interpretato da Franz Rogowski si sposano alla perfezione i tratti tipici del mad doctor (anche videoludico: Wolfenstein) e i superpoteri di un tormentato antagonista da cinecomic. Ed è proprio grazie ai poteri di preveggenza di quest'ultimo che il film finisce per abbracciare il presente non solo a livello estetico, ma pure nella sua immediatezza narrativa , riuscendo peraltro a trasmettere, nelle sequenze circensi, tutto l'amore per l'intrattenimento e per lo spettacolo promessi da Israel nel bellissimo incipit.

Freaks Out è insomma un'opera finalmente consapevole, competitiva e pienamente al passo coi tempi. Immediato e superficiale quanto un numero da circo, è un film che cerca una meraviglia semplice e genuina anche mentre il mondo al di fuori del tendone cade letteralmente in mille pezzi (ancora sul prologo, la presentazione muta dei personaggi, lo squarcio del tendone, l'orrore della guerra che rompe bruscamente l'incanto); e ancora, è un film che inserisce dichiaratamente lo sguardo (maturo e bulimico) dello spettatore contemporaneo nel proprio discorso, chiedendo non tanto la sua banale attenzione, quanto piuttosto la sua partecipazione, il suo coinvolgimento totale.

                                                                  

martedi  28  GIUGNO 2022

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT     
di GABRIELE MAINETTI       Italia 2016

... Lo chiamavano Jeeg Robot è il film di (un) genere italiano, quello supereroistico, che stavamo aspettando in tanti. Polposo più che pulp, pieno di carne, sangue, e con una Roma protagonista assoluta, eterna testimone sarcastica dei suoi altrettanto eterni problemi. C’è molta più profondità qui, con il mantello del genere, che in tanti didascalici e poco credibili polpettoni pseudo autoriali. Il ritmo serrato, la cura formale ben superiore al suo budget, i personaggi ben costruiti e credibili, fanno perdonare anche un certo innamoramento per i troppi finali, una lunghezza eccessiva, che sembra legata alla passione irrefrenabile di chi non vuole abbandonare questi due adorabili criminali. Aria fresca nel cinema italiamo, speriamo che le finestre rimangano aperte a sufficienza per un bel ricambio d’aria. Intanto, Enzo Ceccotti sembra pronto a tornare a indossare di nuovo la maschera di Hiroshi/Jeeg in un sequel, noi la cosa non dispiacerebbe.   ( Mario Donzelli) 

dal sito COMING SOON


lunedi 30 MAGGIO 2022

CANONE INVERSO
di RICKY TOGNAZZI  Italia 2000

tratto dall'omonimo romanzo del 1996 di Paolo Maurensig 


Un antico violino fa da filo conduttore delle storie di Jeno Varga, delsuo aico/fratello  David Blau, della pianista Sophie Levi e di Costanza, nata dall'amore tra Jeno e Sophie. Dal romanzo (1996) di Paolo Maurensig, liberamente adattato dal regista con Simona Izzo e Graziano Diana, un film articolato su 3 livelli narrativi e su diversi piani temporali in un arco che va dagli anni '30 ai giorni nostri. Da un copione che privilegia e accentua la struttura romanzesca del romanzo, ricca di agnizioni e colpi di scena, Ricky Tognazzi tenta, e spesso i riesce, di trovare le immagini corrispondenti al fascino quasi mistico che la musica ha nelle pagine di Maurensig. Le scene d'effetto e la scorrevolezza nei passaggi temporali evidenziano il mestiere narrativo e rendono il film quasi " migliore del romanzo, rispetto al qualeha il pregio di essere piu chiaro ed esempificativo. Le musiche, firmate da Ennio Moricon, hanno vinto il David di Donatello 


Un film di immagini e suggestioni, di cui ho apprezzato la malinconia dell'abbandono, la tragedia dell'olocausto, poco appariscente ma non in secondo piano, e soprattuto, l'amore per la musica, che trionfa su ogni altra tematica. E sulle note di uno pseudo Canone inverso ( che nella reltà dovrebbe movimenti musicali diversi   ndr), riusciamo ad abbandonarci alla drammativa poesia del film, immersa in una tristezza infinita che vuole concederci , graze ai ricordi ritrovati, un'ultima speranza di vita.

Gli attori della vecchia guardia ( Byrne, Tognazi , Pappalardo ), tutti comprimari, molto piu credibili dei giovani protagnisti, che appaiono, sinceramente, poco convincnti.

                                                          ( s.tar )

LUNEDI 2 MAGGIO 2022

HOTEL GAGARIN  
di SIMONE SPADA Italia 2019

Da commedia a fiaba

Nonostante nel film ci siano molti attori da commedia italiana, il film non lo è. Ha un gusto poco italiano, forse un po’ francese. Gli elementi del sogno e della fiaba appartengono poco al nostro cinema sempre più neo-neorealista che si occupa prevalentemente di periferie e di storie di violenza. Anche qui l’ambiente romano quotidiano è descritto come uno squallido milieu in una realtà ostile: la passione di Nicola (Giuseppe Battiston), professore di storia al ginnasio, viene presa in giro dai suoi alunni, Sergio (Luca Argentero) è un fotografo assalito dagli spacciatori a cui deve molti soldi per aver consumato troppe canne, Elio (Claudio Amendola) è un handyman conduce una vita mediocre senza particolari soddisfazioni e Anna (Silvia D’Amico) fa il mestiere di prostituta. Valeria (Barbora Bulova) a sua volta, è una faccendiera russa che organizza eventi (e truffe) ma non riesce più a ottenere soldi dai suoi clienti.

La vicenda, nata come un imbroglio per utilizzare i fondi europei, vede al centro un film da girare in Armenia. Franco Paradiso (Tommaso Ragno) è un improvvisato produttore truffaldino – dell’inesistente Tindaro film - che riesce a spedire cinque squattrinati in Armenia a girare un film che mai si farà perché lui stesso ne incasserà il finanziamento prima di scappare. La trama del film di Nicola parla di una ragazza a cavallo alla ricerca delle sue matrici, più di questo non si saprà. Con un van guidato da Kira (Caterina Shulha), una punk incinta che fuma sempre e piena di piercing, raggiungeranno la loro destinazione.

Alloggiati dell’isolato Hotel Gagarin, un edificio fine-Ottocento/primo-Novecento, circondato da boschi e spianate di neve (evoca, pur nella differenza, il “Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson del 2014) i nostri eroi si troveranno invischiati in un conflitto che non gli permette più né di partire né di lasciare l’albergo. Le riprese non inizieranno mai, ma gli abitanti del villaggio più vicino sono attratti dalla notizia dell’allestimento di un set. Arrivano in tanti ognuno con un proprio sogno. Così passando dal registro della commedia a quello della fiaba surreale, i cinque personaggi si metteranno al lavoro per esaudire i desideri di ognuno e dare un senso al loro essere lì: ciò costituirà un’inattesa revanche creativa. «Se vuoi essere felice comincia!» dice Tolstoi, citato da Nicola.

Nascono e si sviluppano in questo contesto un po’ di prigionia, un paio di relazioni amorose e si consolidano le amicizie e gli affetti. Ci sarà posto pure per Virgil, l’angelo che gioca a scacchi per una apparizione di Philippe Leroy.

Il film è garbato e ironico, poetico e surreale, trasmette momenti di tenerezza pur confezionando le caricature dei personaggi, scelti e addobbati con attenzione.

Simone Spada ha scritto la sceneggiatura con Lorenzo Rossi Espagnet, aveva già lavorato come aiuto-regista con registi Gabriele Mainetti (“Lo chiamavano Jeeg Robot”), Claudio Caligari (“Non essere cattivo”) e Gennaro Nunziante (“Che bella giornata”).

Due cose mi sono piaciute molto nel film. I quadri nei titoli di coda dipinti con delicatezza dove vengono mostrate le realizzazioni dei sogni dei contadini armeni: i due cow-boys, il bambino cavaliere, la ginnasta,  l’uomo a New York, l’Humprey Bogart, l’astronauta, il calciatore…tutte cose che gli abitanti del villaggio più vicino vorrebbero fossero esaudite. L’altra cosa che mi ha colpito è lo sguardo maturo del regista esordiente rispetto al paesaggio e della vista di Erevan, una città così diversa dalle nostre per dimensioni, epoche e clima. Ma attraverso la telecamera di Spada (e della fotografia di Maurizio Calvesi piene di riverberi e sfumature) le architetture – perfino quelle sovietiche di industrializzazione pesante – hanno il loro fascino.
      VANESSA ZARASTRO

programmazione SETTEMBRE - DICEMBRE 2021

SMOKE di WAYNE WANG
dicembre 2021

Paul Auster nel 1990 scrisse Il racconto di Natale di Auggie Wren traendo ispirazione da una scatola di sigari Schimmelpenninck comprati alla tabaccheria di Court Street nella OldBrooklyn. Nel 1995 fu girato il film Smoke co-diretto da Wayne Wang e Paul Auster, che si ispira proprio a Il racconto di Natale.Orso d’argento al Festival di Berlino ad Harvey Keitel e Wayne Wang, Smoke è una splendida e commovente riflessione sul senso e il valore dell’amicizia ma anche una straordinaria prova dialettica: le parole di un racconto se sono potenti, possono tradursi in immagini. 

Harvey Keitel è un narratore esemplare: si prende le giuste pause, come un prestigiatore muove armoniosamente le mani, accompagnando il ritmo del racconto, sorride o si incupisce assecondandone il tono. Da cineteca la parte finale, in cui la camera stringe su di lui fino alle ultime frasi, poi sui titoli di coda ,a storia di Auggie Wren prende la forma di immagini in bianco e nero. 

Cinema emozionante e di grande qualità  

OGNI COSA E' ILLUMINATA
diretto da LIEV SCHREIBER

settembre 2021

VERO COME LA FINZIONE

di MARC FOSTER

ottobre 2021

IL LABIRINTO DEL FAUNO

di GUILLERMO DEL TORO

novembre 2021

LES CHORISTES
di CHRISTOPHE BARRATIER

novembre 2021

programmazione GIUGNO AGOSTO  2021


 PRIMA DELLA PIOGGIA   
di MILCO MANCEVSKI
30 agosto 2021


Parole, volti, fotografie. Un giovane monaco ortodosso, nella Macedonia ai bordi della guerra nei balcani, si trova a dover nascondere una ragazza albanese, rea di aver ucciso un pastore dell'etnia cristiana: mente ai suoi per salvarle la vita, invano. Un fotoreporter torna, dopo 16 anni, nello stesso villaggio del monaco, andando incontro ai suoi ricordi e alla nuova, inconcepibile divisione etnico-religiosa di quella che fu la jugoslavia dove era nato: a Londra ha lasciato una brillante carriera- è fresco vincitore di un Pulitzer- e un amore.Cruda riflessione sul sangue che chiama sangue nei balcani post-Tito, splendida regia e un intrigante montaggio, Leone d'oro a Venezia  e nomination all'oscar per il miglior film straniero; interessante affresco dell'ipocrisia insita nelle faide e triste sguardo su una pioggia che non è ancora finita.
( Molenga, MYMOVIES.IT ) )


Non è soltanto la guerra a fare vittime innocenti: la Macedonia, da poco Stato indipendente, è l'unica Repubblica dell'ex Jugoslavia dove gli eserciti non abbiano sparato, eppure si moltiplicano feriti e morti. Milcho Manchevski, 37 anni, nato a Skopje, emigrato negli Stati Uniti, nel suo primo lungometraggio Before the Rain, girato con sicurezza ed efficacia, interpretato da Rade Serbedzija, ha ambientato tra la Macedonia e Londra tre storie nell'aria del momento: una specie d'amore doppiamente impossibile tra un giovane monaco cristiano votato al silenzio e una ragazza albanese musulmana; il dilemma sentimentale e morale della dirigente londinese d'una agenzia fotografica, vanificato da un'esplosione di violenza; il ritorno d'un fotoreporter nauseato dalle guerre nel suo villaggio in Macedonia, dove la piccola guerra etnica rurale gli darà la morte.

( lietta tornabuoni, LA STAMPA )

PANE E TULIPANI di SILVIO SOLDINI

16 giugno 2021

PARASITE di BONG JOON HO 

22 giugno 2021

         BIG FISH   di TIM BURTON
                      29 gugno 2021

CRASH di PAUL HAGGIS

7 luglio 2021